Il cristiano è un peccatore.

Non si sente parlare spesso di questo aspetto della vita cristiana, vero?

Prima che il signore mi chiamasse, non avevo mai sentito la necessità di cercare Dio; credevo di conoscere tutto di Lui, credevo di vivere una vita piena di gioia, ma un giorno il Signore mi aprì la mente per comprendere e mi resi conto che ciò che per me era una gioia per Dio era una cosa ripugnante. Avevo compreso veramente di essere un peccatore.
Caddi a terra piangendo e piegai le ginocchia chiedendo perdono a Dio. Mi ero pentito veramente. Ma questa grande tristezza si è trasformata subito in una gioia immensa: ho sentito la presenza del Signore accanto a me e, subito dopo, in me. Mi senti veramente rinascere.

Vivevo in un'altra dimensione, facevo cose che non avevo fatto mai prima, ero totalmente immerso mentalmente nel Regno di Dio; il mio amico Gesù era continuamente con me, sentivo di appartenere a Lui. Camminavamo insieme, ragionavamo insieme, la conoscenza aumentava di giorno in giorno. Non avevo più il peso dei miei peccati, mi sentivo veramente libero e leggero tanto da avere la sensazione di non poggiare i piedi a terra. Un’altra cosa che più mi meravigliava era che anche gli altri vedevano il mio cambiamento. In definitiva la mia vita cambiò, ero convertito, ero una persona nuova.

Mi ero convinto, purtroppo, che il vero cristiano era un uomo perfetto e, senza rendermene conto, continuavo a trasgredire la legge di Dio in alcuni punti.

Passava il tempo e l’entusiasmo stava calando mentre una lotta interiore si faceva sempre più presente. Non riuscivo a fare sempre azioni “degne” del Signore. Continuavo ad essere un peccatore e questo mi creava grande tristezza. Tant’è che ero arrivato al punto di chiedere al Signore il perché mi avesse chiamato, se poi non ero in grado di fare la Sua volontà.

Questa era immaturità spirituale. Infatti, l’idea che mi ero fatta sul vero cristiano, ovvero l’uomo perfetto che sa dominarsi e non commette peccati, era falsa.

Quando incominciai a frequantare una congregazione di fedeli cristiani rimasi profondamente deluso perché ho visto persone “normali” con i difetti e pregi di ognuno di noi e invece mi aspettavo di vedere dei “santi” che facevano miracoli, parlavano altre lingue, erano perfetti nelle loro opere come proclamavano nelle loro pubblicazioni.

C’è voluto tempo per comprendere questa verità: che il cristiano non è perfetto ed è un peccatore come tutti gli esseri umani su questa terra che siano vissuti, che vivono e che vivranno.

Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi” (1Giov 1:8).

È importante comprendere questa verità fondamentale perché ci fa capire anche che nella ricerca del Signore non dobbiamo confidare negli uomini e nelle loro dottrine che spesso hanno traviato nel corso della storia molta gente. Solo Dio è perfetto e senza peccato.

So che alcuni hanno la stessa convinzione che avevo io riguardo la santità dei cristiani: uomini perfetti nelle vie di Dio che fanno opere degne di approvazione da parte degli uomini e di Dio stesso.
Con questa idea, alcuni, vedendosi peccatori e convinti di non piacere neanche a Dio,  hanno timore e sfiducia di avvicinarsi al Signore della grazia.

Dio odia il peccato non il peccatore!


È per questo che ha mandato il Suo unico Figliuolo sulla terra: per dare la vita ai peccatori.
(Giov 1:29) “Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!”.

Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi”.

Viviamo in una società piena di regole, prescrizioni di ogni genere, di divieti e concessioni, di doveri e libertà e tutto questo lo trasportiamo inevitabilmente nella nostra vita religiosa compromettendo, a volte, quella spirituale.

Infatti, è spesso insegnato che chi osserva pienamente i comandamenti, chi fa delle opere pie e giuste e chi conduce una vita nel rispetto delle regole imposte dal proprio gruppo religioso sia “santo” ed è approvato da Dio. Ebbene, Dio certamente non disdegna un comportamento corretto e giusto e rispettoso nei confronti della società, ma questo non è il segno di riconoscimento di un cristiano.

Paolo stesso nella lettera ai romani descrive uno stato di conflitto interno al convertito dove due nature si scontrano: la natura umana carnale e la natura spirituale (Rom 7:14-23). “Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra”.

Dio ti ha fatto vedere come e cosa sei? Credi di non farcela? Non hai fiducia in te stesso? Bene. Abbi fiducia in Gesù Cristo che ci ha liberato dai peccati passati e futuri. Futuri?! Si.

Pensa forse qualcuno di essere perfetto e di non trasgredire la legge, di non commettere mai alcun peccato? Allora è un falso e dimostra di non conoscere Dio.

All’atto della conversione non si cambia il corpo materiale, ma è l’inizio del rinnovamento della mente attraverso lo Spirito Santo; le passioni carnali, le concupiscienze, ecc. rimangono e da ciò deriva la lotta interiore che solo il convertito combatte. Vedi anche IICor. 5:1-5.

Ecco perché corpo e sangue non possono entrare nel Regno di Dio ed è destinato ad essere distrutto.

Questo corpo di peccato non impedisce ai figli di Dio di far parte del Regno di Dio; quello che importa è avere la Spirito di Dio, la Parola che purifica ed è il segno dell’appartenenza alla famiglia di Dio quali fratelli di Gesù Cristo stesso.

Il sacrificio di Gesù ci ha liberato una volta per tutte dal peccato, nel senso che il peccato non sarà più imputato a noi stessi. “Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte” (Rom 8:1-2).

Il cristiano, quindi, non è un uomo perfetto; per questo non dobbiamo posare l’attenzione e la fiducia sugli uomini e guardare alle loro opere cercando di vedere in loro la presenza di Dio.

Spesso si fa riferimento a Matteo 7:15-20 per utilizzare il metro di misura per riconoscere un vero cristiano da uno falso: se fa opere buone e non commette peccati appartiene a Dio altrimenti no. Se ciò fosse vero, allora saremmo tutti dei falsi cristiani.

Cosa vediamo oggi in giro? Fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge, ecc. alcune di queste sono anche pubblicizzate ed approvate dalla maggioranza nel nome del progresso e della libertà dell’uomo.

Tutto ciò c’è sempre stato e sempre ci sarà finchè questo mondo durerà. In Galati 5:19-21 sono descritti come le opere della carne per le quali “chi fa tali cose non entrerà nel regno di Dio”.

Paolo vuole dire che l’uomo che vive per tali cose e che non è condotto dallo spirito di Dio non può entrare nel Regno di Dio, altrimenti neanche lui ci sarebbe entrato visto che aveva confessato di commettere dei peccati.

Al versetto 22 della lettera ai Galati, Paolo elenca una serie di effetti che produce lo Spirito Santo in contrapposizione alle opere della carne. Badate bene che non dice il frutto del cristiano, ma il frutto dello Spirito. Paolo ci invita ad esaminare ogni cosa se è da Dio.

Chi possiede lo Spirito di Dio può vedere e assaporare il frutto dello Spirito in sè stessi, riconoscere se le parole pronunciate degli altri provengono da Dio oppure no, riconoscere se una azione è buona, ma è difficile (non impossibile) riconoscere se un altro uomo ha lo Spirito di Dio oppure no.

Non lasciamoci ingannare da coloro i quali insegnano che è necessario essere perfetti e fare delle opere buone per ottenere la salvezza e da coloro che insegnano che noi non siamo peccatori.

Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore (agape), non mi gioverebbe a niente” (ICor 13:3). Operare bene non necessariamente significa appartenere a Dio, ovvero avere amore. Dio è amore (agape).

Comunque sia, Gesù conosce le sue pecore e viceversa ogni Sua pecora lo riconosce: “Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me” (Giov 10:13-14).
Infatti il rapporto con Dio è individuale e, in un certo senso, segreto. Gesù stesso in diverse occasioni parlò di questo rapporto con Dio che doveva avvenire in “segreto della propria stanza” dove nessuno potesse vederlo. Un altro esempio è quello di non mostrare agli uomini i segni del digiuno fatto per il Signore.

Noi siamo peccatori e “se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi “(Giov. 1:8-9). Dio guarda al cuore di ognuno di noi; tra due uomini che commettono lo stesso peccato Egli distingue tra l’uomo che desidera con il cuore di cambiare sapendo che vive nell’errore e l’uomo impenitente.

Benchè siamo invitati a fare del bene a tutti, le nostre opere non servono a garantirci la salvezza; altrimenti faremmo Dio bugiardo e il sacrificio di Gesù inutile. “…sappiamo che l'uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato.” (Gal. 2:16) e ancora “Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia” (Rom 11:6).

Probabilmente ognuno di noi commetterà nel corso della sua vita terrena inevitabilmente degli errori, ma dobbiamo procedere con fiducia sapendo che Gesù ha vinto il mondo e che ci libera e ci purifica da ogni cosa. La perfezione non appartiene a questo mondo. E Dio lo sa molto bene. “Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (Giov. 2:1-2).

Qualunque sacrificio che noi possiamo fare, non potremmo mai pagare il prezzo del nostro riscatto.

Noi siamo stati riscattati da Gesù Cristo con il prezzo del Suo sangue una volta per sempre. Dunque, fiduciosi verso il Signore Gesù proseguiamo il nostro cammino inseme a Lui fino alla meta: la vita eterna.

Sia ringraziato Dio per il dono che ci ha fatto del Suo Figliuolo Gesù Cristo. Amen.


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